venerdì 24 settembre 2010

Tree of Mind - Ernst Von Glasersfeld II


[SEGUE]

Considerazioni su spazio, tempo e concetto di identità 
(parte seconda)

La realtà in cui le cose sono e perdurano è così saldamente radicata nel modo in cui pensiamo, che essa sembra assolutamente indispensabile.
Berkeley, che si interrogò se un albero che cade nel fitto della foresta produca un suono, subì l’indignazione e fu ridicolizzato come un folle. Ma, come spesso succede, ridicolo e indignazione servirono  per nascondere la sensazione di imbarazzo.
Berleley, infatti, aveva toccato un punto sensibile. Aveva capito che concetti quali “albero” e “cade” e “produrre un suono” contengono, come parti integranti, delle relazioni; di conseguenza, per conoscere ciascuna di queste relazioni, il conoscitore doveva porle.
Il sospetto che ogni concetto comportasse una qualche azione da parte di chi concepiva era, sembra, nell’aria a quel tempo. Vico lo affermò in maniera decisa: i fatti sono il risultato di un facere, che è la traduzione latina di “fare”..
Era un’idea scomoda.
Minava la nozione tradizionale di verità e la solidità di tutto ciò che si voleva considerare “reale”.
Ciò che uno faceva da solo difficilmente poteva essere considerato avere quella perenne affidabilità che si vuole attribuire al mondo reale.

[CONTINUA]



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