mercoledì 17 novembre 2010

Tree of Mind - Ernst Von Glasersfeld IV





[SEGUE]

Considerazioni su spazio, tempo e concetto di identità 
(parte quarta)


A quanto ne so, analisi funzionali dei concetti furono fornite per la prima volta da Jeremy Bentham nella sua Theory of Fictions. È li che ho travato il seguente approfondimento:

«Nessuna coppia di entità di qualsiasi tipo può presentarsi alla mente simultaneamente (né può lo stesso oggetto presentarsi in tempi diversi) senza presentare l’idea di Relazione. Poiché la relazione è un’entità fittizia, che è prodotta, e si pone, così spesso con la mente, avendo percezione di un oggetto, si ottiene, nello stesso tempo o in qualche istante immediatamente successivo, la percezione di qualsiasi altro oggetto, o persino di quello stesso oggetto, se la percezione è accompagnata dalla percezione del suo essere lo stesso:  Diversità è nel primo caso il nome della relazione, Identità nell’altro caso. Ma dato che l’identità è solo la negazione della diversità, allora se, in nessuna situazione, ci fosse stata diversità, neppure, in ogni situazione alcuna idea come quella di identità sarebbe esistita».

Qui, Bentham non sembra avere trovato il modo più chiaro per dire ciò che aveva in mente. Quando sono arrivato a questo passaggio, ho dovuto leggerlo diverse volte prima che le cose andassero al loro posto. Ciò che egli aveva in mente è ovviamente al di là della mie possibilità o quelle di chiunque altro. Ma posso provare a interpretare ciò che deduco dalla sua affermazione.
La visione interna, che a me sembra così importante, è in qualche modo oscurata dall’ambiguità inerente alla parola “stesso”. A volte questa parola ha confuso i pensatori più chiari, perché non è il genere di ambiguità che è risolta abitualmente e facilmente dal contesto. Ci sono tuttavia dei contesti nei quali si rivela in modo chiaro. Prendete per esempio, le due affermazioni: “Questa è la stessa ragazza che ho visto ieri” e “ha comprato lo stesso vestito di sua sorella”. La ragazza è una e sempre la stessa, vista due volte; i vestiti sono due, considerati equivalenti in ogni aspetto che uno sceglie di considerare quando li si confronta.
“Stessità” e “Differenza” allora, si riferiscono alle relazioni, e le relazioni sono istituite o costruite dal soggetto che  esperisce. Qualsiasi costruzione di questo tipo è un fatto sequenziale, una successione di momenti di attenzione focalizzata della mente più l’attività della mente del porre in relazione.

Non ci sono due oggetti nel flusso dell’esperienza personale che, rispetto a qualche criterio, non possano essere considerati “gli stessi”, né ci sono due oggetti che non possano essere considerati, rispetto a qualche criterio, “differenti”. Colui che  esperisce è sempre libero di scegliere i criteri di similarità. Tuttavia, se e quando, uno decide di considerare due segmenti dell’esperienza come gli stessi, questa decisione di per sé non determina se uno li considera due esperienze di uno stesso oggetto singolo o due esperienze di due oggetti equivalenti.


[CONTINUA]



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